Una scuola inclusiva in quanto globale: il modello Senza Zaino

 



di ELISABETTA NANNIZZI.

L’idea dell’inclusione dovrebbe creare un atteggiamento che si basa non sulla misurazione della distanza da un preteso standard di adeguatezza, ma sul riconoscimento della rilevanza della piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti.

L’idea di scuola inclusiva, in quanto globale, ispira il modello Senza Zaino alla base del quale troviamo il principio secondo cui  è necessario progettare un intero ambiente formativo globale che incontri, tramite anche percorsi differenziati ed evitando le trappole della standardizzazione, la particolarità di ognuno: si tratta del metodo dell’Approccio Globale al Curricolo (GCA). In sintesi il GCA propone una visione sistemica dell’ambiente formativo che si declina in 4 caratteri essenziali: 

  • la globalità dell’ambiente;
  • la globalità della persona;
  • la globalità del sapere;
  • la globalità come integrazione delle differenze, poiché l’ambiente formativo è progettato per rispondere alle esigenze di ciascun allievo. 


Molteplicità di mezzi e linguaggi per differenziare l’apprendimento  e Universal Design for Learning 


Su questa lunghezza d’onda vale la pena di prendere in considerazione un altro approccio denominato Universal Design for Learning (UDL). L’UDL è uno sviluppo dell’approccio architettonico semplicemente chiamato “Universal Design”, sviluppato da R. Mace e dai suoi collaboratori nel 1997 (http://www.universaldesign.com/universal-design.html). I principi su cui ci si basa per la progettazione di ambienti architettonici UD sono i seguenti:

  • Principio 1 - Equità - uso equo: utilizzabile da chiunque.
  • Principio 2 - Flessibilità - uso flessibile: si adatta a diverse abilità.
  • Principio 3 - Semplicità - uso semplice ed intuitivo: l’uso è facile da capire.
  • Principio 4 - Percettibilità - il trasmettere le effettive informazioni sensoriali.
  • Principio 5 - Tolleranza all'errore - minimizzare i rischi o azioni non volute.
  • Principio 6 - Contenimento dello sforzo fisico - utilizzo con minima fatica.
  • Principio 7 - Misure e spazi sufficienti - rendere lo spazio idoneo per l'accesso e l'uso.

La traduzione educativa in UDL implica, come sottolinea Orkwis (1999, p. 1), “… una progettazione di materiali e attività didattiche che permettano il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da soggetti con un’ampia varietà di differenze nelle loro abilità di vedere, udire, parlare, muoversi, leggere, scrivere, capire la lingua, partecipare, organizzare, impegnarsi, e memorizzare”.

In questa prospettiva, UDL (http://www.udlcenter.org/aboutudl/whatisudl/3principles) prevede un’organizzazione dell’ambiente di apprendimento fornito di una molteplicità di strumenti e mezzi di rappresentazione e presentazione: tattili, visuali, uditivi proposti a vari livelli di complessità, allineandosi pertanto ai principi dell’impostazione del modello di scuola Senza Zaino (Orsi, Barghini, Merotoi, Pietropaolo, 2013) che ha le sue basi metodologiche nella metodologia della Differenziazione dell’apprendimento secondo cui ciascun insegnante, in fase di progettazione si chiede: “ di che cosa ha bisogno questo studente in questo momento per essere in grado di progredire con questo contenuto essenziale e di cosa ho bisogno io per fare in modo che ciò avvenga?” ( Tomlinson e Immbeau, 2012, p. 43)



I valori del modello di scuola Senza Zaino e gli strumenti didattici per una scuola inclusiva 


Se esaminiamo le pratiche realizzate nel modello Senza Zaino, ci accorgiamo che esse spesso coincidono con le indicazioni che esperti e ricercatori suggeriscono di adottare nelle situazioni in cui ci si imbatte in alunni con bisogni educativi speciali (Pampaloni, 2013).    

Si tratta, come abbiamo affermato, dell’idea di realizzare un modello inclusivo in quanto globale.

Nella gestione della classe il valore della responsabilità è al centro dell’attenzione. Vale la pena di sottolineare un altro aspetto che ha a che fare con i tre valori responsabilità, ospitalità e comunità e che attiene principalmente al primo passo di SZ.  Ci riferiamo al tema degli strumenti didattici, il quale richiama insuperata l’impostazione di Maria Montessori. Nell’esperienza SZ si è capito che gli strumenti didattici stanno alla base dell'autonomia e della responsabilità, nonché della differenziazione dell’insegnamento, il che si realizza nella messa a disposizione di postazioni di lavoro attrezzate. Inoltre, la dimensione di comunità è evidente se l’organizzazione dell’aula ricalca il paradigma della bottega artigiana, nella quale le attrezzature, tramite la loro disposizione ed etichettatura, invitano all’azione del produrre, che poi ha una natura sociale. Infine, lospitalità è inscritta nella varietà degli strumenti sia tattili che digitali, in quanto capace di fornire le opportunità per uno sviluppo globale della persona.



Riferimenti Bibliografici:


Orkwis R. (1999). Curriculum Access and Universal Design for Learning. Arlington, VA:

ERIC Clearinghouse on Disabilities and Gifted Education.

Orsi M., Barghini I., Merotoi G. e Pietropaolo M.P. (2013). Un approccio globale al curricolo. Linee – guida per le scuole. Napoli: Tecnodid.

Pampaloni D. (2013). La scuola inclusiva. Pensieri e azioni di un istituto comprensivo, in Rivista dell’Istruzione, n.4, anno 2012. Rimini: Maggioli Editore.


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