Per una scuola democratica: il Consiglio dei ragazzi


di MARZIA NIERI. 

“Obiettivi irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e

lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo

consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al

miglioramento continuo del proprio contesto di vita, a partire dalla vita quotidiana a scuola e dal

personale coinvolgimento in routine consuetudinarie che possono riguardare la pulizia e il buon uso dei luoghi, la cura del giardino o del cortile, la custodia dei sussidi, la documentazione, le prime forme di partecipazione alle decisioni comuni, le piccole riparazioni, l’organizzazione del lavoro comune, ecc.”.


(Indicazioni nazionali e Nuovi scenari)


Come ogni comunità, anche la comunità educante che ha come fulcro la scuola prevede propri spazi e modi di partecipazione, scambio di opinioni, decisione. 

Essere abituati, fin dalla prima età scolare, a partecipare a processi decisionali e di confronto, a gestire in modo condiviso il proprio ambiente di vita, a lavorare insieme per raggiungere obiettivi di benessere della collettività, è senz’altro uno dei prerequisiti fondamentali per l’acquisizione delle competenze di cittadinanza più volte richiamate dalle Raccomandazioni europee e dalla normativa ministeriale, in particolare dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo (2012) e dalla legge 92/2019 di reintroduzione dell’Educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado.


Il Consiglio dei Rappresentanti delle alunne e degli alunni (o Consiglio dei Ragazzi) si configura come un organo di democrazia rappresentativa paragonabile ad un micro-consiglio comunale di scuola, nel quale sono inseriti due allievi (un maschio e una femmina) per ogni classe, candidati, eletti e investiti ufficialmente dai propri compagni.  

I componenti del CRA/CdR, tra i quali sono individuati il Presidente, il vicepresidente, il segretario verbalizzante, si fanno portavoce delle esigenze emerse nelle rispettive classi: evidenziano i bisogni della scuola, sottopongono problemi da affrontare, discutere e tentare di risolvere, assumono decisioni per migliorare gli ambienti scolastici e gli arredi, gestire responsabilmente spazi e tempi condivisi, organizzare eventi o incontri con personalità di spicco della società civile o del mondo della cultura.


Si tratta di un’esperienza da diversi anni auspicata nelle scuole Senza Zaino, che trae fonte di ispirazione significativa nel medico ed educatore ebreo-polacco Janusz Korczak, morto assieme ai ragazzi della sua scuola nel campo di sterminio di Treblinka. 


Nella scuola diretta da Korczak, gli alunni svolgevano vari servizi per la cura e il mantenimento dell’ambiente secondo turni stabiliti.

Nelle attività di studio i più grandi aiutavano i più piccoli: a 10 anni si poteva diventare monitore e a 14 responsabile del personale.  

Ai nuovi arrivati, era affidato un tutor che aveva il compito di affiancamento e di sostegno per l’inserimento nella scuola. 

Di particolare importanza era l’istituzione del Tribunale dei Pari composto solo da studenti (mentre un insegnante faceva da segretario) che si occupava di far rispettare le leggi e di comminare le eventuali pene, anche se l’impostazione di fondo si basava sul valore del perdono. C’era, infine, il Parlamento dei Bambini composto da 20 alunni eletti tra quelli che venivano riconosciuti come meritevoli.

Scriveva Korczak: “Il bambino è un essere ragionevole, conosce bene le esigenze, le difficoltà e gli ostacoli della sua vita. Non ordini dispotici, non rigorismo e diffidente controllo, ma un’intesa piena di tatto, fiducia nelle sue esperienze, collaborazione e convivenza”.

Il richiamo alla realtà della scuola di Korczak nell’esperienza del Consiglio dei Ragazzi è forte, soprattutto per ciò che riguarda le finalità pedagogiche generali a cui si fa riferimento:

  • la partecipazione attiva alla vita della comunità, attraverso il diritto alla parola e alle decisioni, il dialogo, la scelta, la valutazione 

  • il rafforzamento di rapporti sociali aperti e “collaborativi” mediante il lavoro di gruppo, la capacità di lavorare insieme, la comunicazione costante

  • lo sviluppo negli studenti della motivazione intrinseca come conseguenza della sperimentazione di compiti autentici e prosociali 

  • il potenziamento del senso di responsabilità e di appartenenza al gruppo

  • Il miglioramento effettivo dell’ambiente scolastico e della qualità delle relazioni al suo interno.


Dunque, nel Consiglio dei Ragazzi si raccolgono le più virtuose istanze del passato. 

Ma anche quelle più significative che provengono dal presente e proiettano nel futuro: oggi, anche a seguito degli ultimi due anni di pandemia e dell’esperienza della didattica a distanza, sembra semplice e naturale prevedere forme di collegamento tra diversi Consigli dei Ragazzi. Allestendo una classe virtuale, ad esempio, o organizzando rapide videoconferenze tra scuole, è possibile mettere in rete gli studenti per scambiare pratiche, darsi suggerimenti reciproci, comunicare idee e strategie di lavoro. È possibile allargare ancora di più gli orizzonti, operare in sinergia su territori vicini o lontani, uscire da Sé per incontrare l’Altro anche al di fuori della propria comunità scolastica.


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